Le Gravine dell’arco ionico

(testo e foto di Luigi De Vivo e Ugo Ferrero)  

Corvo imperiale, foto di L. De Vivo

 Un Habitat particolare forgiato dalla forza degli elementi, dove è possibile riscontrare una biodiversità molto ampia con endemismi e rarità faunistiche e botaniche. La Puglia , dal punto di vista geologico, costituisce un esteso affioramento dai mari del Mesozoico il cui fondo è costituito in gran parte da calcari di sedimentazione; questo affioramento rappresenta un frammento del super continente  Africano, si è evoluto durante il Cretaceo in condizioni climatiche sub tropicali con mare basso popolato da bivalvi ed invertebrati produttori di sedimenti carbonatici.

Grillaio, foto di L. De Vivo

Questo contesto geologico permette fenomeni erosione che coinvolgono le parti più alte delle Murge, che si presentano modellate da profonde incisioni simili a graffi, queste formazioni in Puglia si chiamano Gravine. Esse sono dunque delle imponenti incisioni carsiche che interessano i terrazzamenti calcarei dell’altopiani delle Murge, che degrada verso il golfo di Taranto; esse hanno avuto origine circa 120.000 anni fa, e sono state modellate dalle acque meteoriche e di falda, nonché da preistorici fiumi. Si presentano attualmente ai nostri occhi come dei canyon più o meno profondi in cui la vegetazione molto ricca costituisce delle  fitocenosi tipiche non solo del clima mediterraneo, ma anche di ambienti montani a causa del fenomeno dell’inversione termica che si rinviene sul fondo delle gravine.

Poiana, foto di L. De Vivo

 La flora è rappresentata dal fragno, dal leccio, dalla roverella, dall’orniello, dal carpino nero, il carpino bianco, e il frassino meridionale sul fondo. Le gravine hanno assunto una grande importanza sia per la flora che per la fauna in quanto le particolari condizioni fisiche favoriscono la formazione di molte nicchie ecologiche in cui si insediano flora e fauna che provengono dai più disparati habitat, grazie al fatto che la Puglia ebbe nel Miocene collegamenti con la placca continentale che favorì la migrazione di specie dai Balcani e dall’egeo.

Gheppio, foto di L. De Vivo

Le più importanti gravine che si affacciano sul cosiddetto arco ionico, sono quelle di Laterza, la più grande e selvaggia, Castellaneta, Ginosa, Statte, Palagiano, Grottaglie; tutti centri in provincia di Taranto, la maggior parte delle gravine conservano al loro interno importanti testimonianze della presenza umana, che le ha usate non solo per  svolgere l’attività della pastorizia, ma anche come rifugi abitativi ricavati dagli anfratti nella pietra calcarea, o appositamente costruiti. La fauna delle gravine possiede un’importanza che supera i confini regionali e nazionali, per la presenza di specie aviarie quali il lanario, il Grillaio, il biancone, il gufo reale, il capovaccaio. Gli ambienti rupicoli ospitano il passero solitario, la ghiandaia marina, il corvo imperiale, la monachella, lo zigolo capinero. (Luigi De Vivo)

Capovaccaio, foto di L. De Vivo

  L’ambiente delle pozze.

 L’acqua, oltre ad aver dato forma al paesaggio delle gravine, le caratterizza notevolmente anche dal punto di vista faunistico. Ma se d’inverno potremmo vedere veri e proprio torrenti scorre sul fondo delle gravine più grandi, nei periodi più avari di pioggia ciò che spesso potremmo incontrare sono delle pozze di acqua stagnate. Alcune grandi tanto da resistere al caldo torrido dell’estate, altre molto più effimere.

Proprio attorno a queste pozze gravitano le vite di molti animali che si sono adattati al continuo variare della presenza dell’acqua. Gli Insetti sicuramente la fanno da padrone con la loro incredibile varietà e anche nelle pozze delle gravine sono sempre numerosi. Non ci si può avvicinare ad una raccolta d’acqua che subito si nota la loro presenza. Potremmo vedere dapprima il leggiadro volo delle libellule e damigelle e scorgere le loro larve nuotare in pochi centimetri d’acqua. (foto sotto)

  Sono abili predatrici insieme ai grossi ditiscidi che non passano certi inosservati (foto sotto)

mentre le notonette fanno la spola per rinnovare le loro risorse d’ossigeno.

  L’abbondanza d’insetti e la presenza dell’acqua non possono che attrarre gli anfibi che proprio nelle gravine tarantine vede una presenza davvero rara: l’ululone dal ventre giallo. Questo piccolo rospo è fortemente minacciato da molti fattori e la sua presenza in alcune gravine meriterebbe una maggiore protezione per tutelare e ampliare la sua diffusione.

 Ma l’anfibio che di certo si fa notare di più è certamente la rana verde, basta avvicinarsi ad una pozza e vedere decine di esse saltarci dentro con balzi a volte davvero notevoli! Chi invece è un vero maestro nel passare inosservato è il tritone italiano, le sue ridotte dimensioni, i colori mimetici e le sue abitudini lo rendono una presenza discreta, infatti spesso appena completata la metamorfosi abbandona l’acqua per una vita terricola. Con l’eccezione di alcune pozze perenni dove è stata documenta dal sottoscritto la presenza di tritoni neotenici.

 Anfibi e Insetti sono alla base della catena alimentare di molti animali e anche nelle gravine non mancano di certo i predatori che traggono giovamento da una simile abbondanza. Spesso proprio vicino alle pozze si nota la presenza costante della natrice dal collare che praticamente si nutre di qualsiasi animale gli sia appetibile.

 Tassi (foto sotto) e volpi pattugliano di notte le pozze in cerca di qualche preda lasciando le loro orme nel fango, spesso unico segno evidente della loro attività notturna.

Ma gli abitanti delle pozze devono guardarsi anche dai predatori con le ali e tra questi la fa da padrona le cicogna nera. Questo raro e bellissimo trampoliere di recente frequenta alcune gravine e ne è stata accertata la riproduzione in almeno un caso con l’involo di ben quattro giovani cicogne. Un avvenimento davvero eccezionale che mette in luce come l’ambiente legato all’acqua nelle gravine tarantine sia da tutelare.

   Come visto delle "semplici" pozze d’acqua sul fondo di una gravina possono nascondere una varietà e un abbondanza di vita notevole, soprattutto se consideriamo che si parla di ambienti che comunque sono “piccoli” in proporzione a quanto li circonda. Ma “l’acqua è vita” e mai come in questo caso questo comune assioma è pienamente confermato! Come sarebbe triste se una scellerata non curanza di quanto la natura ha preservato nel corsi di millenni verrebbe perduto in pochi anni, speriamo tutti profondamente che si possa prendere cognizione anche di un ambiente così effimero come le pozze d’acqua e difenderlo dalle minacce odierne. (Ugo Ferrero).

Questo articolo è stato pubblicato sul periodico Alceo Salentino ( luglio 2016) che ringraziamo per averci ospitato sulle sue pagine.