Puglia: La Riserva Regionale orientata Salina dei Monaci e duna di Torre Colimena.

 Testo e foto di Luigi De Vivo:  www.luigidevivo.com

 Un lungo tratto di costa con una zona umida retrodunale sottratto all’abbandono e all’incuria, e recuperato grazie all’istituzione di un’area protetta.

 C’era una volta una strada, una provinciale costruita negli anni ’70, la cosiddetta “jonico-salentina” una strada litoranea che da Taranto portava a Porto Cesareo, fin qui tutto normale, se non fosse che ad un certo punto, nel territorio di Manduria, questa strada attraversava uno splendido litorale sabbioso orlato di alte dune degradanti verso un mare cristallino da una parte e una depressione sabbiosa circondata da macchia mediterranea dall’altra, questa zona retrodunale è stata per secoli utilizzata come salina. Sempre negli anni ’70-80 l'intensivo e disordinato sviluppo turistico della zona ha creato notevoli problemi ambientali, in particolare la distruzione delle dune litoranee prospicienti il sito, la distruzione della macchia mediterranea presente nella zona campestre edificata, l’inquinamento delle falde sotterranee, l’utilizzo della salina stessa come “campo da calcio” per avvincenti tornei estivi. A ciò si aggiunga la presenza di bracconieri che spesso ha determinato la scomparsa dell'avifauna migratoria.

 Questa è la storia recente del sito, solo negli ultimi anni l'amministrazione comunale di Manduria di concerto con la regione Puglia, è intervenuta a tutela della zona con diversi provvedimenti tra cui lo smantellamento del tratto di strada, avvenuto dopo alcune apparentemente inspiegabili resistenze e l'istituzione dell'Area protetta. La Salina dei Monaci è stata, infatti, inclusa nei S.I.C. della “Rete Natura 2000” ed è divenuta Riserva Regionale Orientata con Legge Regionale n°24 del 23 dicembre 2002. Le attività dell’uomo La salina, detta dei Monaci perché fu gestita dai monaci benedettini di Aversa fino al 1404, si estende per circa 250.000 metri quadrati a ridosso di un tratto di dune litoranee poste a ovest di Torre Colimena nel territorio di Manduria in provincia di Taranto. Si tratta di una depressione, chiusa da dune verso il mare e da macchia mediterranea dalla parte di terra, in cui l’acqua marina in un primo tempo versata dalle mareggiate venne poi incanalata in due condotti tagliati nella scogliera tufacea, fu regolata nell’afflusso da apposite chiuse di legno, i cui alloggiamenti sono ancora visibili.

 L’estrazione del sale, per secoli attuata in questa salina poiché attività remunerativa, è testimoniata dalla presenza di un deposito costruito sulla rocciosa riva nord della stessa con conci ben squadrati di calcarenite (tufo). Addossata a questo stabile vi era una torre (ora ridotta a un rudere). A ovest del deposito, a pochi metri di distanza, si trova una chiesetta, dedicata alla Madonna del Carmelo, anch’essa ormai in forte stato di degrado. Benché lo spettacolo architettonico che si presenta al visitatore sia desolante, l’area circostante è particolarmente interessante dal punto di vista naturalistico, sia botanico sia faunistico. La vegetazione della salina subisce una variazione periodica del livello idrico, con forti oscillazioni della salinità e con un prosciugamento quasi completo in estate, ad eccezione della parte centrale, e conseguente formazione di croste salate; durante le fasi di allagamento è caratterizzata da una vegetazione sommersa di idrofite.

 Intorno alla salina sono presenti aspetti di vegetazione alofila rappresentati principalmente da salicornieti (steppe salate mediterranee). Su un versante della salina è presente un pregevole lembo di macchia mediterranea inquadrabile nell’associazione fitosociologica Calicotomo-Myrtetum, con specie arbustive basse rappresentate da ginestra spinosa (Calicotome infesta), cisti (Cistus creticus, Cistus salvifolius, Cistus monspeliensis), lentisco (Pistacia lentiscus), mirto (Myrtus communis), fillirea (Phillyrea latifolia) Numerose sono inoltre le specie erbacee a ciclo perenne, come le orchidacee spontanee che popolano le radure della macchia. La salina è separata dal mare da una duna con prevalente vegetazione a ginepri (Juniperus communis). Gli aspetti più pregevoli della vegetazione della salina sono rappresentati da alcuni habitat prioritari, tutelati dalla Direttiva U.E. 92/43 e fortemente rappresentativi della realtà biogeografica del territorio comunitario, sono habitat fragili e sorgono in zone ad elevato rischio di alterazione come quelle costiere. La Fauna L’istituzione della riserva ha restituito in pochi anni il giusto habitat ad alcune specie animali, sono presenti mammiferi come Vulpes vulpes (la volpe), rettili come Testudo Hermanni (la testuggine comune o di Hermann) e Natrix natrix (la biscia), ma è l’avifauna che la fa da padrona, lo specchio d’acqua presente è una fonte eccezionale di alimentazione per molte specie di uccelli.

 

 Nelle aree più solide nidificano specie come Himantopus Himantopus (il Cavaliere d'Italia), Egretta Garzetta (la Garzetta) , Sterna Sandvicensis (il Beccapesci), Tadorna Tadorna (la Volpoca), Larus Cachinnans (il Gabbiano Reale), Recurvirostra Avocetta (l’Avocetta), Tringa glareola (il Piro piro boschereccio). L’area rappresenta anche una zona di sosta per migratori come Cygnus cygnus (il cigno) o Phoenicopterus ruber (il fenicottero rosa). Visitare la riserva Dal centro abitato di Torre Colimena (frazione di Manduria), nei pressi della cinquecentesca torre di avvistamento, parte un sentiero rettilineo che costeggia le dune a sinistra, oltre le quali si apre una spiaggia di sabbia fine, e la salina a destra, dove la presenza e l’avvistamento dell’avifauna è assicurato, il sentiero termina dopo circa tre chilometri, e per tornare si ripercorre a ritroso la stessa strada.

 

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