Ragni

di Arianna Pisconti

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Nonostante il detto popolare “ragno porta guadagno” ci rassicuri, la paura dei ragni è una delle più comuni e siamo sempre pronti a metterci un piede sopra piuttosto che fare piccoli passi nella comprensione di questi animali sui quali l’uomo, fin dagli albori delle prime civiltà, ha tessuto miti, simbologie e credenze e, indubbiamente, il fenomeno del Tarantismo nel nostro Salento spicca in modo particolare.

 La storia evolutiva dei ragni inizia circa 400 milioni di anni fa, cioè, per rendere meglio l’idea: nel più vicino Giurassico che tutti conosciamo, quando i dinosauri popolavano la Terra e i nostri antenati mammiferi pesavano nemmeno 1 kg, alcuni ragni erano già in grado di costruire sofisticate ragnatele per catturare quegli insetti che, a loro volta, avevano già messo le ali.

 Ma … si fa presto a dire ragno!

Infatti, si contano oltre 40.000 specie, cioè, ci sono più di quarantamila modi di “essere ragno” e ci sono tante altre specie ancora da classificare.

Sopra: Araneus diadematus, uno dei ragni più noti e diffusi e chiamato Ragno crociato per la croce bianca sul dorso

Sopra: Ragno Napoleone (Synema globosum) che preda un’ape su ambretta in fiore

I ragni appartengono alla classe Arachnida del grande phylum degli Arthropoda, a cui appartengono anche i Crostacei, i Miriapodi (millepiedi e centopiedi) e gli Insetti.

 Ormai quasi tutti lo sanno che i ragni non sono insetti ma, ad esempio, per non farvi trovare impreparati davanti alle domande dei vostri bambini, certamente potreste dire che gli aracnidi hanno otto zampe, a differenza degli insetti che ne hanno sei e poi ancora non hanno né ali, né antenne che è invece caratteristica della maggior parte degli insetti.

 La testa e il torace formano un’unica parte, questa è un’altra differenza con gli insetti che, invece, sono tripartiti presentando una testa, un torace e un addome.

 

Sopra: primo piano di una femmina di Thomisus onustus

 

Quindi, il corpo di un ragno è diviso in due segmenti facilmente distinguibili: il cefalotorace o prosoma che porta le appendici di cui il ragno è provvisto e l'addome o opistosoma che contiene gli orifizi genitali ed è sede delle filiere, da cui viene emessa e manipolata la seta.

 Oltre alle quattro paia di zampe che si dipartono dai lati del prosoma, le caratteristiche dei ragni sono i cheliceri e i pedipalpi. I due pedipalpi sono simili a piccole zampe e hanno funzione sensoriale, ma nei maschi svolgono anche funzione copulatoria. I due cheliceri, con annesse ghiandole velenifere, si trovano tra i pedipalpi e servono ad immobilizzare e afferrare la preda, oltre che per la difesa o in alcuni ragni anche per scavare.

 La maggior parte dei ragni possiede otto occhi, ma è vero anche che la maggior parte di loro ha una vista piuttosto debole e la percezione dell’ambiente che li circonda è basata sul senso del tatto, regolato da diversi organi, tra cui i peli sensoriali.

 

Sopra: Pisaura sp.  

Ma la peculiarità dei ragni è sicuramente la loro capacità di produrre e di filare la seta e, probabilmente, il loro successo è dovuto al fatto che hanno sviluppato evolutivamente questa capacità applicandola a diverse funzioni.

Essendo uno dei migliori e più straordinari materiali in natura, la seta da decenni suscita l’interesse degli scienziati per le sue numerose applicazioni.

Sopra: Mangora acalypha al centro della sua tela

Viene prodotta dalle ghiandole sericigene poste nell’addome del ragno ed è espulsa dalle filiere. Una volta a contatto con l’aria solidifica e viene così lavorata dal ragno in base al diverso utilizzo che ne deve fare: per costruire il rifugio, per catturare e avvolgere la preda, per la riproduzione, la protezione delle uova con tessitura degli ovisacchi, per la protezione dei piccoli. Da alcuni ragni viene utilizzata come “àncora di salvezza” per lasciarsi cadere sfuggendo al pericolo, oppure per la dispersione lasciandosi trasportare dal vento per la conquista di nuovi habitat (ballooning). Anche la muta comporta l’utilizzo della tela.

 I ragni sono invertebrati ossia non hanno uno scheletro interno, ma un corpo rivestito da una cuticola (esoscheletro) di cui devono liberarsi durante l’accrescimento. La nuova cuticola si forma al di sotto di quella esistente che, durante la muta, comincia a spaccarsi e così il ragno esce, lasciando vuoto il vecchio involucro.

 In generale, è presente un dimorfismo sessuale accentuato: di solito il maschio è più piccolo della femmina oppure più sottile e con lunghe zampe.

 

Sopra: femmina di Neoscona adianta

Sopra: maschio di Neoscona adianta

 

A volte i due sessi sono così diversi al punto da sembrare specie diverse, come mostrano le foto sottostanti.

Sopra: maschio di Philaeus chrysops

 

Sopra: femmina di Philaeus chrysops

 

I ragni sono diffusi ovunque ci siano insetti, dei quali sono voraci predatori. Dunque, hanno un ruolo ecologico fondamentale nel controllo delle popolazioni di insetti, anche di quelle infestanti le colture.

 Tutti i ragni sono velenosi, ad eccezione della famiglia Uloboridae che è priva di ghiandole velenifere. Il veleno è attivo sulle piccole prede, quindi, nella quasi totalità dei casi è innocuo per l’uomo e nella maggior parte dei ragni i cheliceri sono troppo piccoli per perforare la pelle umana. Sono animali schivi che corrono al riparo dalla nostra presenza, non hanno ragione di attaccare l’uomo (come ad esempio fanno le zanzare) ed il morso accidentale si verifica nelle rare circostanze in cui il ragno rimane inavvertitamente intrappolato, ad esempio tra gli indumenti o contro la nostra pelle, e sentendosi “schiacciato”, morde per difesa.

Comunque, in Italia, sono pochissime le specie il cui morso ha effetti rilevanti sull’uomo e quelle il cui morso ha conseguenze di interesse medico sono: Latrodectus tredecimguttatus, Loxosceles rufescens e Cheiracanthium spp.

 Nei successivi articoli ci avvicineremo a conoscerle più da vicino ma, soprattutto, andremo a scoprire il fascino di questi animali, fornendo nuovi punti (e spunti) di osservazione dell’ambiente naturale.

 

Philodromus sp.

 

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